“Repeat dressing”: cos’è e che c’entra con la disparità di genere?
“Cosa mi metto oggi?”
Molte di noi iniziano la giornata con questa domanda, fissando l’armadio perplesse mentre i neuroni lavorano freneticamente per ricordare cosa abbiamo messo ieri, l’altro ieri, o tre giorni fa.
Non sia mai che ci presentiamo a lavoro con la stessa camicia, giacca, pantalone o vestito che abbiamo già indossato questa settimana… per poi notare lo sguardo di qualche collega (o ancora peggio…del capo) che sembra dirci: “Non hai nient’altro da mettere?”.
Magari proprio quel collega che indossa gli stessi jeans e la stessa T-shirt dai tempi delle superiori…
Per noi donne è così.
Quando c’è da decidere che mettere per andare al lavoro, spesso desideriamo l’armadio di Paris Hilton, ma dall’altra parte vorremmo la tranquillità di Marge Simpson di indossare lo stesso abito una, due…venti volte, senza per questo sentirci colpevoli o avere la sensazione di trascurare il nostro modo di apparire a lavoro.
Che esistano due pesi e due misure per uomini e donne in fatto di “repeat dressing”, cioè indossare gli stessi vestiti per più giorni, anche consecutivi, non è di certo una novità.
Soprattutto a lavoro.
Soprattutto perché, come ha dimostrato uno studio di due Università statunitensi (di Chicago e Irvine), il modo in cui noi donne decidiamo di curare il nostro aspetto (dal make-up all’abbigliamento) tende ad avere più peso delle nostre competenze quando si tratta di promozioni e avanzamenti di carriera, al contrario degli uomini che possono avere il lusso di apparire più al naturale.
Un esempio fra tanti?
Basti ricordare il caso della giornalista Giovanna Botteri che, nel 2020, veniva derisa per apparire in tv sempre con lo stesso abito nero.
Giovanna aveva poi risposto alle critiche con la dignità e la professionalità che la distinguono, sottolineando la necessità di usare la vicenda per discutere:
“sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi.”
Rimanendo nel mondo del giornalismo, nel 2017 la CEO Arianna Huffington incoraggiò le donne a sfidare i luoghi comuni e a ripetere senza vergogna gli stessi outfit, per controbattere il vantaggio degli uomini in fatto di abbigliamento a lavoro.
La disparità di genere nel repeat dressing non ha risparmiato nemmeno alcune celebrities: Michelle Obama ha raccontato che, mentre il marito ha indossato lo stesso completo per circa otto anni, a prescindere dall’occasione e senza che nessuno abbia mai commentato nulla a riguardo, lei veniva scrupolosamente osservata nei minimi dettagli: dall’abbigliamento, alle scarpe, agli accessori.
Che dire…Michelle una di noi!
A questo punto è naturale chiedersi:
È possibile invertire questa tendenza?
Ebbene sì…
E ci sono donne che, non cambiando vestito per diverso tempo, hanno finito per cambiare (in meglio) la loro vita.
Lo stesso vestito ogni giorno? Una sfida “sostenibile”!
Ti immagino già storcere il naso, un poco perplessa…
Quindi lascia che ti rassicuri con una breve premessa:
Le donne di cui ti parlerò qui di seguito si sono opposte alla norma sociale di cambiare outfit ogni giorno… di certo non alle norme igieniche. 😊
Anzi, hanno prestato ancora più attenzione nel vestire e lavare i loro capi, proprio per farli durare più a lungo possibile.
E a suon di “challenge” o “hashtag” vari…c’è chi ha indossato fedelmente lo stesso vestito per 60 e persino…
100 giorni di fila!
È il caso della fashion designer Marina Testino, che dal 2018 porta avanti il suo progetto #OneDressToImpress, con il quale vuole dare più risonanza al tema della sostenibilità nell’industria della moda.
E quale migliore occasione delle fashion weeks di New York, Parigi e Londra?
Nel 2018, durante questi eventi, ha indossato per ben due mesi un tailleur (udite udite…) ROSSO FUOCO, mentre nel 2021 ha optato per un completo VIOLA (ah…100% cotone organico!).
Semplicità e al tempo stesso audacia per attirare l’attenzione verso una forma diversa (e accessibile) di moda sostenibile, in netta contrapposizione al consumismo della fast fashion e alla pressione sociale di dover costantemente aggiornare il nostro guardaroba per sentirci accettate.
E che dire di Julia Mooney, un’insegnante d’arte statunitense che, lanciando l’hashtag #oneoutfit100days, ha indossato per ben 100 giorni lo stesso vestito.
Oltre a questo… Cosa ha di speciale la sfida di Julia?
Il fatto che fosse rivolta a sensibilizzare i giovani studenti sulle proprie scelte in fatto di acquisti e abbigliamento.
Tutte noi sappiamo per esperienza diretta che già da bambine si inizia a giudicare sé stesse (e gli altri) per come ci si veste e per i marchi di moda che si scelgono.
Gran parte della nostra identità viene definita già dall’adolescenza da cosa abbiamo addosso, anziché dentro di noi.
Non a caso, il motto di Julia era:
“Concentriamo le nostre energie per fare del bene, anziché per apparire bene”.
(Pensa a come potrebbe cambiare la società nel giro di poche generazioni se tutti avessero un’insegnante come Julia!)
Queste due donne, seppur in tempi e con stili differenti, hanno sperimentato i benefici del repeat dressing e sono giunte alle stesse conclusioni.
Un solo vestito può cambiare la vita (e l’ambiente)
Se finora hai pensato che indossare lo stesso vestito ogni giorno fosse sinonimo di pigrizia o carenza di stile…ti invito a rivalutare il tutto da un’altra prospettiva.
O magari più di una.
Che tu ci creda o no, il repeat dressing fa bene a te e all’ambiente.
Come?
1. Riduce le tue scelte (così conservi più energie):
Mark Zuckergberg, Barack Obama, Steve Jobs, Giorgio Armani (solo per citarne alcuni), noti per presentarsi in pubblico sempre con gli stessi abiti, hanno tutti affermato che dietro questa scelta c’è una motivazione semplice ma determinante:
Ridurre il numero di scelte da fare.
Sembra banale?
Considera quante decisioni prendi (più o meno consciamente) tutti i giorni per:
Vestirti, preparare i pasti, mangiare, fare la spesa, organizzare la giornata, lavorare, risolvere problemi, gestire la casa…
E pensa a quanto tempo ed energie spendi davanti al tuo guardaroba per decidere cosa mettere per ogni occasione, una o più volte al giorno, tutti i giorni.
Perché non conservarli per questioni che davvero contano?
Elimina l’ansia della scelta dell’abbigliamento, risparmia le tue energie mentali e rendi la tua vita un po’ più semplice.
2. Fa riposare il tuo portafogli
L’abitudine di cambiare con frequenza il nostro outfit ci porta spesso all’acquisto compulsivo, abbagliate dall’idea che a maggior quantità corrisponda maggiore possibilità di scelta.
Finiamo così per riempire il nostro armadio e.…ahimè…svuotare il nostro conto in banca.

Nonostante ciò, arriva sempre il momento in cui, di fronte al nostro guardaroba, sbuffiamo con un:
“Non ho nulla da mettere!”.
Va da sé che vestire ogni giorno in modo diverso ci porta a lavare e stirare più spesso un numero maggiore di indumenti, consumando più acqua, detergente ed elettricità.
Ehm…
Ti si sei ricordata dell’ultima bolletta e hai sentito una fitta al cuore? 😨
Forse è arrivato il momento di cambiare alcune abitudini… partendo proprio dall’abbigliamento.
Provare per credere!
3. È un sollievo per l’ambiente.
Che sia all’inizio o al termine del ciclo di vita di un capo, è l’ambiente a pagare le conseguenze maggiori degli eccessi del fast fashion:
Da un lato, la produzione in massa richiede un grande consumo di acqua (ad esempio per la produzione del cotone) e di energia.
Dall’altro, una bassa qualità porta inevitabilmente ad una vita più breve dei capi, che dopo pochi lavaggi finiscono in discarica.
Ridimensionare il nostro guardaroba, “giocare” a creare nuove combinazioni ed outfit utilizzando pochi capi ma di buona qualità, non solo darà una mano alle nostre finanze ma anche alla natura.
Ok, magari fin qui siamo d’accordo che il repeat dressing abbia i suoi vantaggi.
E…magari…stai persino pensando di sperimentarlo con il tuo guardaroba.
Ma c’è ancora qualcosa che ti frena…
E all’idea di tornare ad indossare lo stesso capo più e più volte ti viene da dire:
“Sì Sabrina… ma che monotonia!”
Beh, dato che mi piacciono le sfide, ti aspetto qui nel camerino virtuale per il nostro prossimo appuntamento: ti darò qualche consiglio che sono sicura ti sarà più che utile.
Intanto raccontami…
Cambiare o ripetere l’outfit? Di che team sei?
Con affetto,
Sabrina.
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